Le Campane di Cinecittà – 12

Ed eccoci giunti sotto lo striscione d’arrivo di questa lunga cavalcata che ci ha portato a rivederci idealmente delle bellissime pellicole; tutte ci hanno accompagnato nel nostro meraviglioso percorso culturale che è stato quello di raggiungere la maturità, non quella scolastica, bensì quella dell’anima, quando abbiamo conquistato la consapevolezza della nostra esistenza.

Abbiamo poi, volutamente, lasciato per ultimo un film meraviglioso, diretto da un uomo che con la sua spinta fantastica ci ha portato a guardare al futuro, ma non quello che era destinato a venire dopo il presente di allora, bensì un futuro parallelo, dove tutto era possibile, bastava solo volerlo. Il maestro cui ci riferiamo, da annoverare tra i più grandi della cultura mondiale del ventesimo secolo, è Pier Paolo Pasolini. Anche in questo caso autrici del dipinto sulla campana che ci andiamo a vedere, sono sempre loro, il duo le Molecole.

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Il film ha il merito, tra l’altro, di aver creato un ponte fra due generazioni; quella di Totò, protagonista assoluto della commedia italiana da prima della seconda guerra mondiale fino alla sua morte avventa nel 1967, che qui recita nella sua ultima interpretazione e quella di Ninetto Davoli, figlio del dopoguerra quando si faceva una fatica sovrumana per sopravvivere e ancor di più per crearsi un avvenire degno di questo nome.

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Due personaggi reali, padre e figlio, intrecciano la loro esistenza con un corvo (e qui già lasciamo la vita reale e iniziamo a incamminarci verso un futuro fantastico), un vero e proprio intellettuale di sinistra.

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Il corvo narra a Totò e Ninetto la storia di due frati francescani, incaricati da Francesco in persona di evangelizzare falchi e uccelli, incarico che non riescono a portare a termine. I due francescani sono ovviamente anch’essi interpretati da Totò e Davoli .

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Padre e figlio incontrano poi tutta una serie di altri personaggi che fanno scivolare le scene verso l’assurdo fantastico che solo la mente visionaria di Pasolini poteva creare.

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Due colpi di scena sublimano la pellicola; padre e figlio incontrano una bellissima prostituta e, a turno, si appartano con lei. Poi stanchi dei rimbrotti del corvo, lo uccidono e lo fanno arrosto!

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Curiosità, la mente eclettica di Pasolini, non sazia di inventare intrecci superlativi lungo la trama del film, inventa anche i titoli di testa e di coda cantati, per l’occasione da Domenico Modugno.

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