Un murale al giorno (toglie la malinconia di torno) /629

In una remota zona della sconfinata periferia di questa Roma che ormai possiamo chiamare metropoli, ci sta uno piccolo agglomerato di case popolari che ambisce a diventare un vero e proprio museo dell’arte urbana ipercontemporanea. Lo tenevamo già d’occhio da circa un anno, quando in piena pandemia, fummo convocati da due nostri amici, una coppia di effervescenti fotografi, l’una naturalista, l’altro di spettacolo musicale, perchè lì, dove abitavano loro, erano comparsi alcuni street artist che stavano realizzando dei non precisati murales.

Visitammo prontamente il sito e lasciammo decantare la cosa, fino a qualche giorno fa, quando ci giunse notizia che erano arrivati altri artisti e che vi erano stati realizzati altri pezzi. Ed eccoci qua a raccontare ai frequentatori del progetto “FotografiaErrante” l’esito della visita da noi effettuata.

Nel presentare i pezzi seguiremo uno stretto percorso cronologico-temporale; inizieremo a mostrare i pezzi nell’ordine in cui sono stati realizzati; e speriamo di non commettere gaffe!

Il primo pezzo si vede già da lontano, mentre si percorre la strada di avvicinamento al piccolo agglomerato che andiamo a visitare.

Tutti avranno già riconosciuto la mano di Solo, lo street artist dei supereroi, quelli buoni, quelli immersi nella società contemporanea e che, come dicemmo nell’articolo del 7 maggio 2014 (Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz-città meticcia /2), hanno perso i superpoteri. Qui Solo ci racconta una storia che ci permette di tornare, se non bambini, sicuramente molto giovani. Il grande Robin Hood, paladino dei poveri e degli oppressi per cui la bellissima Marian stravede. E qui siamo in presenza del supereroe forse più umano tra tutti quelli da lui proposti.

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Passiamo al secondo pezzo; una palazzina più in là fa da sopporto a un pezzo realizzato, probabilmente in contemporanea con quello appena presentato, da un altro street artist molto famoso, il cultore del bello inteso come concetto assoluto, della bellezza della pietra più preziosa al mondo, il diamante; e lui è Diamond, il folle assetato di bellezza, il Crazy Diamond! Il pezzo da lui realizzato, dal sapore orientale, è stato premonitore di un evento bellissimo, i nostri amici che abbiamo precedentemente citato, sono diventati suoceri di un’altrettanto bellissima ragazza giapponese.

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Terzo e ultimo pezzo della prima ora, l’anno scorso fu realizzato da un’artista solare, Tina Loiodice, da noi presentata con il Murale al Giorno 524 del 18 settembre 2019. Il suo pezzo, molto retro’, è una esplosione di felicità.

Il tema del lavoro tratta un punto dell’agenda dei diritti umani: il diritto ad una infanzia felice. Tina Loiodice racconto la storia di bambini a cui l’infanzia è stata negata, loro sono i bambini del ghetto di Terezin, un vero e proprio campo di concentramento aperto nella repubblica Ceca dai nazisti durante l’occupazione militare attuata con la seconda guerra mondiale. Il loro ricordo è tutto in quel disegno infantile in alto a sinistra, sopra il volto del bimbo. Quello è uno dei disegni ritrovati in alcune valige accuratamente nascoste dalla loro insegnante che attraverso il disegno e i colori cercava di fare vivere ai bambini una “normalità” nella tragedia che vivevano. Una testimonianza di bimbi che hanno trovato la morte e a cui è stata negata la felicità e la spensieratezza.

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E veniamo al quarto pezzo, questo è stato realizzato abbastanza di recente, intorno agli inizi del mese di dicembre dello scorso anno, tre mesi fa quindi. L’artista si chiama Virginio Vona, una nuova conoscenza per noi di “FotografiaErrante”. Lui lo potremmo definire un metafisico, e prima di presentare il suo pezzo, proviamo a descriverlo.

IL pezzo presenta una scena urbana, una città fatta di palazzi, strade, ponti, treni, come ce ne sono tante. Ma qui i treni non hanno binari né stazioni, i palazzi non hanno fondamenta, pare si librino nell’aria, i ponti sembrano non collegare nulla di reale, ci ricordano però quelli delle banconote, collegano solo le genti! i colori poi sono particolari, anche quella specie di rosso ha una tonalità fredda. Beh, ora ecco il pezzo!

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Il quarto pezzo apparso in ordine cronologico, diciamo sempre intorno alla fine dello scorso anno, è stato realizzato da Oblo creature, al secolo Giulia Bernini, una grafica che scompone e ricompone immagini usando sapientemente lo strumento digitale; ella produce disegni che diventano ogni oggetto di decorazione umana, di arredo e di arte.

Il pezzo da lei realizzato vuole esse un tributo a Yayoi Kusama artista oggi 92enne che negli anni ’60 approda nella New York di Warhol. Ella è tra le più riconosciute avanguardie artistico culturali a livello mondiale ed è un puro esempio di icona del femminismo; emerge prepotentemente nella lotta contro il sessismo e i pregiudizi nei confronti delle malattie mentali. Yayoi viene ritenuta nel mondo dell’arte una donna senza peli sulla lingua che è stata capace di trasformare in arte tutte le sue ossessioni e le sue paure.

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Veniamo al penultimo pezzo della rassegna; lo ha realizzato SteReal, una artista milanese nuova al clima romano, agli inizi di questo mese di marzo. Ecco il suo pezzo.

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E chiudiamo la rassegna con un pezzo realizzato da pochissimi giorni; e l’argomento è recentissimo; la guerra e le sue principali vittime, quelle innocenti, i bambini. Lui, Gomez, eclettico artista, assiduo frequentatore per progetto “FotografiaErrante”, ha realizzato uno stupendo volto di bambina. Lei, Polina, 10 anni, una bimba felice che frequentava la quinta elementare a Kiev, è una delle tante vittime di una guerra assurda; è stata uccisa insieme ai suoi genitori da una raffica di mitra degli invasori russi!

Un pensiero su “Un murale al giorno (toglie la malinconia di torno) /629

  1. Complimenti, davvero molto bello ammirare questi bei murales attraverso le sue fotografie.

    P.S. Sono Danilo, ci siamo conosciuti al Pantheon mentre entrambi stavamo scattando delle fotografie alla bella cassetta postale. Se ancora si ricorda di me e se non le reca troppo disturbo, mi piacerebbe molto ricevere la fotografia che mi ha scattato mentre (io) scattavo la foto della cassetta postale 🙂 In ogni caso, e’ stato un piacere conoscerla e complimenti per il suo lavoro.

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