Con il murale odierno riprendiamo il discorso iniziato col murale al giorno 561 del 26 febbraio scorso, lontana era pre-covid. Facemmo in quell’occasione la conoscenza di un posterista di strada, tal Disgusto, che con i suoi pezzi splendenti, sapientemente esposti su cornici naturali incastonate dell’incantevole architettura della Città Eterna, attira la curiosità dei passanti.
Questa volta presentiamo due suoi pezzi che rievocano eventi del passato recente, gli ultimi decenni del secolo scorso. Il primo pezzo che ora presentiamo, porta alla ribalta la triste e oscura storia di Domenico Semeraro, un tassidermista affetta da sindrome di nanismo.
Sul web si trovano tante notizie in merito alla vita di Domenico Semeraro, persona colta, dalle tendenze omosessuali e dalle raffinate capacità oratorie, che instaura un menage a tre con un giovane ragazzo, da lui assunto come collaboratore e una giovanissima ragazza, anch’essa assunta come segretaria nel suo laboratorio e divenuta la compagna del giovane. Gli eventi precipitano nel giro di quattro anni e si arriva all’omicidio di Domenico Semeraro (il suo corpo fu ritrovato diverso tempo dopo occultato in una discarica) da parte del giovane amante, lui, per la cronaca, si chiamava Armando Lovaglio.
Questa intrigatissima storia è stata ripresa da Matteo Garrone che nel 2002 ne ha fatto la trama per un suo film, “L’imbalsamatore” che fu presentato al 55° festival di Cannes. Il film, riconosciuto come d’Interesse culturale nazionale dal Ministero dei Beni Culturali, ha ottenuto anche il David di Donatello per il migliore attore non protagonista.
Altro tassello che gettò a suo tempo un velo oscuro sulla vita di Domenico Semeraro, fu una confessione resa da due giovani delinquenti di terza fila (uno, Lovaglio stesso, che ovviamente voleva sviare le indagini) che, nel maggio del 1990, ossia pochi giorni dopo la sua morte e prima del ritrovamento del suo cadavere, lo accusarono di essere l’assassino di un giovane prostituto che frequentava la zona a ridosso della stazione Termini e di averlo sciolto nell’acido.
Dopo la premessa, andiamo ai margini del Rione Borgo a vedere il pezzo di Disgusto.
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Passiamo al secondo pezzo della giornata. Questa volta si tratta un argomento molto più leggero, anche se importante per la vita di un personaggio famoso, una donna, e per la storia della canzone italiana. Il pezzo di Disgusto richiama l’attenzione del viandante e lo riporta a un evento della storia della musica italiano degli anni settanta. Sul finire di quel decennio, esordì sulla scena una cantante, bella, stentorea e dalla voce brillante; si tratta di Anna Oxa. Lei cominciò con Sanremo, con la canzone “Una emozione da poco”, brano che la rese famosa. Molte sue canzoni riportano alla parola “senza”. Siamo nel cuore dell’estremo Rione Prati.