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Questa sera agguantiamo un altro primato: il centesimo articolo relativo a pezzi conservati nei luoghi abbandonati; posti con tante storie sulle spalle, belle, tragiche, sempre interessanti, che caduti nell’oblio perché non più convenienti economicamente da tenere in piedi, rivivono per un attimo attraverso questi avventurieri che osano sfidare l’impossibile per realizzarvi i propri pezzi fatto esclusivamente per se stessi, pezzi partoriti, prima che dalle loro mani, dalla loro anima!
Forse è proprio per questo motivo che noi ci affanniamo a scovare posti misteriosi, esplorare i loro dintorni fino a trovare il loro tallone di Achille, la possibilità di un ingresso alla nostra portata, un buco, un cancello misteriosamente lasciato aperto, una recinzione magari alta tre metri che tu puoi superare usandola come scala (questo è successo veramente). Una volta entrati il tempo si dilata, lo spazio anche e ti ritrovi, a tu per tu, con opere sublimi, coloratissime che sembra ti parlino e ti vogliano raccontare la storia di chi li ha realizzati e tu resti lì muto ad ascoltare.
Mettiamo da parte in nostri sentimentalismi e riprendiamo, sempre accompagnati dal nostro ospite d’eccezione, la visita in quello che è stato il posto dove Orgh ha vissuto la sua fase di isolamento dalla pandemia. Ricordiamo a tutti che, dopo una iniziale visita alla sua bottega d’artista, in ottemperanza alle disposizioni ministeriali, siamo arrivati qui in bicicletta durante una lunga escursione finalizzata al recupero della nostra prestanza fisica. Abbiamo già visto alcuni pezzi con la visita precedente e ora proseguiamo l’escursione all’interno del sito agricolo alla ricerca di nuova linfa. Ricordiamo che i pezzi si susseguiranno nell’esatto ordine di realizzazione. Se non commettiamo errori, eravamo rimasti proprio qui!
Ora andiamo in campo aperto e vediamo il primo pezzo della giornata.
E qui passiamo le uniche due immagini ambientali concesse.
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Percorriamo tutta quella strada sterrata e andiamo dove ci sono i resti di un muro, risalente probabilmente agli inizi del secolo scorso; una via di mezzo fra un acquedotto e un muro di contenimento cui erano appoggiati dei magazzini. Qui un altro pezzo, un difficile ma riuscitissimo accostamento, fra celeste e rosa, che compone, a nostro avviso, la parola “Rohg“
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Per trovare il terzo pezzo, ultimo di questa giornata, dobbiamo raggiungere quella che era, una volta, la casa di un contadino; il pezzo sta nel giardinetto privato, sulla parete di un piccolo magazzino.