Standosene rigorosamente chiusi in casa, come da disposizioni impartite dai nostri fiduciari, rispolveriamo i frutti di una escursione effettuata intorno alla fine di gennaio. Passavamo sul Tevere con la nostra canoa quando ci fu carpita l’attenzione da un bellissimo pezzo che se ne stava lì nascosto, a far compagnia a un povero signor Nessuno; immediata la reazione, mano alla nostra compagna fedele e giusto il tempo per un paio di scatto o poco più.
Individuiamo il posto; siamo vicino Ponte Palatino, quello che si è quasi sovrapposto a Ponte Rotto (infatti per costruirlo, a fine ottocento, si dovettero abbattere, dal lato di Trastevere, due arcate di ponte Rotto che già aveva perso, intorno al ‘600, le due arcate lato Palatino); proprio lì di fianco c’è lo sbocco di quella che fu la grande e spettacolare rete fognante della Roma Imperiale, la Cloaca Massima. Ecco, proprio sula parete in lastre di travertino stava il pezzo oggetto del murale al giorno di oggi. Eccolo!
Notare il perfetto connubio del pezzo con quella tenda ocra e quei due stracci stesi sul muro di tufo.
_____________________________________________
Forse qualche benpensante troverà da ridire sull’ubicazione del pezzo; siamo sul famoso sbocco della Cloaca Massima dell’antica Roma e lì non si dovrebbe dipingere. Noi ci chiediamo invece come sia possibile che nel terzo millennio qualcuno, nascosto a tutti e senza nome e diritti, debba vivere come una nutria ai bordi di un fiume che attraversa una città con milioni di abitanti.
Così pensando ci siamo allontanati un po’; giusto il tempo per un altro scatto.