Iniziamo oggi, giorno speciale di lotta per una vita normale di tutte le donne, uno speciale murale al giorno, fatto di più puntate, dove concentreremo la nostra attenzione sulla Casa delle Donne “Lucha y Siesta“, la Casa-simbolo contro la violenza sulle donne.
E lo facciamo partendo da quella che per noi è la massima espressione dell’arte, il muralismo, ossia l’Arte Ipercontemporanea, con una attenzione speciale al Sociale, cui è dedicato il progetto culturale “FotografiaErrante“.
Ma andiamo per gradi; Lucha y Siesta, nome derivato dalla trasformazione intelligente del nome della via in cui si trova la casa, via Lucio Sestio, che esprime con due parole la missione che svolge: la lotta e l’ospitalità, è un luogo solidale nei confronti delle donne che necessitano di aiuto e solidarietà. L’espressione poi in lingua spagnola fa riferimento inoltre al gemellaggio con un altra casa delle donne in Messico.
Per anni Lucha y Siesta si è sostituita alla carente, diciamo anzi all’inesistente, presenza delle istituzioni che dovrebbero territorialmente (siamo in un quartiere di circa 200.000 anime) aiutare chi ha bisogno di assistenza e psicologica e materiale. Da oltre dieci anni le ragazze di Lucha y Siesta, impegnandosi in prima persona, hanno ospitato più di cento donne, spesso accompagnate dai loro piccoli figli, dando loro un alloggio sicuro e nutrimento, senza nulla chiede alle istituzioni. Lucha y Siesta ha sostenuto assistendole nelle loro condizioni di disagio, oltre mille donne. Inutile e superfluo dire che, sostituendosi alle istituzioni latitanti, hanno fatto risparmiare al Comune di Roma milioni e milioni di euro.
Beh, volete sapere, ma molti sicuramente lo sanno, come stanno per essere ripagate le donne di Lucha y Siesta? Con lo sfratto coatto. Sì, perché, l’azienda di trasporto colabrodo di Roma, l’ATAC, proprietaria dell’immobile, con il beneplacito del suo padrone assoluto, detentore del 100% delle azioni, il Comune di Roma, lo vuole destinare alla vendita all’asta. Il tutto nel silenzio più assordante dei media a diffusione nazionale circa la funzione sociale svolta dalle donne di Lucha y Siesta.
In questa cornice, la cultura non se ne è stata con le mani in mano; 600 (seicento) artisti di tutt’Italia si sono mobilitati nel realizzare seicento poster, tutti diversi, che rappresentano simbolicamente tutte le donne che lottano a fianco e in favore delle loro amiche di Lucha y Siesta.
I contributi di disegnatori e disegnatrici dal mondo del fumetto e della streetart sono la risposta ad una chiamata di Rita Petruccioli, fumettista e attivista del collettivo di Lucha, che ha disegnato una Luchadora chiedendo sui social ad amici/amiche di disegnare nel proprio stile lo stesso soggetto come segno di solidarietà e partecipazione. La risposta, che come dicevamo è stata enorme, ha coinvolto anche grandi firme del fumetto italiano.
Siccome anche noi, FotografiaErrante insomma, vogliamo dare il nostro aiuto e urlare agli amministratori del Comune di Roma in testa, il nostro disappunto circa la decisione di vendere la storica Stazione di “Cecafumo” divenuta per volere delle donne, di tutte le donne di Cinecittà e Quadraro, un centro di ospitalità, assistenza e cura delle donne i situazioni di disagio, lo facciamo diffondendo, nel nostro piccolo, le immagini di quelle seicento opere, cui sopra accennavamo, che sono state esposte sui muri della Città Eterna.
Partiamo nel nostro viaggio in giro per Roma; dobbiamo visitare quattro siti: due simbolicamente molto forti perché prossimi a edifici dove sta la mente pensante di ATAC, uno, una strada frequentatissima della Roma turistica, l’ultimo anch’esso simbolico, che è uno spazio pubblico frequentatissimo dalla comunità di CInecittà/Quadraro.
Oggi ci soffermiamo sul muro esterno della stazione metro “Piramide“; qui abbiamo catturato in due immagini il momento del nostro arrivo, di prima mattina di giovedì scorso.
Ci sono passanti distratti; vediamo subito i pezzi su quelle due colonne.
e poi allarghiamo il campo ai due muri laterali.
E’ un continuo via-vai; qualcuno comincia a interessarsi a quel coloratissimi poster; qualcuno distratto, passa oltre.
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E ora una carrellata, ahinoi, non esaustiva dei pezzi esposti: Ci scusiamo fin da ora con gli autori se qualche pezzo lo abbiamo lasciato indietro.
continua………………………….