Tutti sanno chi è Patrick George Zaky, tutti sanno che questo ragazzo, ha rischiato di fare, sempre in Egitto, la fine del povero Giulio Regeni, e tutti sanno che allo stato attuale rischia comunque, se tutto gli va bene, di passare una buona parte della sua vita nelle oscure galere egiziane.
Questo giovane ragazzo egiziano, 27 anni, che ha frequentato un master internazionale presso l’Università di Bologna, appena rientrato nel suo Paese per trascorrere un breve periodo di vacanza, è stato prelevato dalla polizia e tenuto in stato di carcerazione preventiva per 15 giorni. Eh sì, in quel paese si può trattenere la povera gente in carcere, senza accuse, per tutto quel tempo.
Intanto, contro di lui, che sembra sia stato sottoposto anche a torture per ottenere false confessioni, sono state confezionate ad arte accuse di istigazione al rovesciamento del governo e della costituzione (chissà quale!). Per cui rischia pesanti condanne, sembra superiori a venti anni di reclusione, nelle democratiche (sic) carceri del democratico (sic) Egitto!
Ovviamente per noi Italiani, questo accadimento assume un doppio significato di attenzione per il fatto che Patrick, questo giovane ricercatore abbia studiato nella prestigiosa università di Bologna e che il suo caso somigli tantissimo a quello del giovane studente anch’esso, nostro connazionale, Giulio Regeni, che caduto nelle mani della famigerata polizia Egiziana, fu torturato e poi barbaramente ucciso.
Il mondo della street art, dal canto suo, notoriamente impegnato, nel lanciare, come avanguardia artistica, segnali di allarme e stigmatizzare quanto di oscuro accade nella società, ha voluto, anche in questo caso, trasmettere un messaggio forte a tutti coloro che si servono della strada per vivere parte della propria vita.
Ecce che due notti fa è apparso a Roma, sui muri del parco di Villa Ada, in via Salaria e proprio nei pressi dell’ambasciata di Egitto, un poster che rappresenta un abbraccio protettivo di Giulio Regeni, ormai reso immortale dagli eventi che lo hanno duramente colpito e dalla mobilitazione di tutte le persone buone, al giovane Patrick George Zaky, come a volerlo rassicurare e al contempo proteggere. Quella frase “stavolta andrà tutto bene” è un po’ il pensiero di tutti noi! Autrice del pezzo che ora presenteremo è la street artist Laika, la stessa che, come raccontato col murale al giorno 556, con il poster sul Coronavirus ha ironizzato sulla psicosi collettiva che sta degenerando in sinofobia.
Andiamo insieme in via Salaria a vederci il nuovo poster di Laika.
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Una strada molto congestionata la via Salaria; traffico sempre di punta, passaggi anche di pedoni e fatto importante simbolicamente, la vicinanza dell’ambasciata Egiziana.
Passaggi: