Rispolveriamo i 14 articoli usciti a cavallo fra il 2018 e il 2019, con il titolo “Le Campane di Centocelle”, cambiamogli leggermente nome e proseguiamo il nostro viaggio ideale in compagnia di chi, attraverso il bello dell’arte ipercontemporanea, vuole cercare, ahi noi senza sostanziali risultati, di sensibilizzare la gente sul grave problema del degrado della convivenza civile nelle grandi città, degrado che si avverte ed è favorito anche dall’incuria con cui vengono tenuti i nostri quartieri, e da parte delle istituzioni e da parte dei cittadini, quei luoghi con cui noi abbiamo quotidianamente a che fare, dove ci relazioniamo con i nostri simili, dove noi passiamo circa il 70% del nostro tempo libero.
Questa volta, come fa chiaramente intendere il titolo, ci spostiamo a Torpignattara, una zona popolatissima ed popolarissima, multietnica, facente parte del più ampio quartiere istituzionale “Tuscolano”; una zona carica di storia, ricadente sull’antico asse viario che partendo da Porta Maggiore, attraversava il Pigneto, la Marranella, Torpignattara per l’appunto e il Quadraro; questo percorso viario lì si congiungeva, a ridosso della stazione ferroviaria vicinale “Cecafumo” con la imperiale Tuscolana che tirava diritto verso Frascati e poi saliva ripida fin su al Tuscolo dove i notabili romani si erano costruiti le loro sontuose ville estive.
Nella escursione in cerca delle campane gireremo tutto il quartiere; dopo un nutrito numero di puntate, arriveremo a ridosso dell’Acquedotto Alessandrino e ci vedremo anche il murale realizzato, come tradizione, sempre nell’ambito del progetto “Gallerie Urbane“; quest’anno sarà la volta di un pezzo di Crayon; ma andiamo per gradi.
Inizieremo la rassegna con quattro campane, dipinte da due street artist, assidui frequentatori del progetto “FotografiaErrante“, dall’anima Hip-Hop, graffitara pura! Stiamo parlando di Hoek e di Gojo.
Vogliamo azzardare un paragone fra queste campane, contenitori stradali per la raccolta differenziata del vetri, e quelle che emettono veri e propri suoni, quelle tradizionali. Beh, le proviamo a paragonare a quelle di Chambéry; siete mai stati in quella stupenda cittadina capoluogo della Savoia? Ci siete mai capitati a mezzogiorno? Avete mai sentito suonare le campane della sua cattedrale? Andateci, ve lo consigliamo, e solo allora capirete perché i pezzi che vedremo ora ci hanno fatto pensare a quella bellissima cittadina francese.
Siamo in via Filarete; questi sono i tre volti della prima campana realizzata da Gojo, e queste sotto suo alcune immagini d’ambiente.
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Allunghiamo per via Filarete e, poco più a sud, troviamo la prima campana affrescata da Hoek.
Trenta metri più avanti lo abbiamo beccato mentre era intento a realizzare la sua seconda campana.
eccola!
inserita nell’ambiente!
E’ ora il momento di spostarci; ce ne andiamo in via Francesco Laparelli; lì becchiamo Gojo intento a dipingere sulla sua seconda campana.
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Eccola realizzata nelle sue tre facce.
Beh, e per questa sera non resta che avvicinarci!