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Ed eccoci alla terza struttura abbandonata che è stata oggetto delle nostre attenzioni. Anche in questo caso ci troviamo in pianura, relativamente poco vicini dal mare. Notizie incontrollate danno per certo che in questa struttura una volta avesse sede una grande industria di filati. Noi con estrema sincerità non abbiamo trovato nulla che orientasse il nostro pensiero verso quella ardita soluzione. Al primo impatto abbiamo accertato la presenta di un certo numero di parti frontali di apparecchi televisivi, peraltro bruttissimi, nonché immensi mucchi di tessuti plastici isolanti corredati di lana di vetro o di roccia e, ahimé anche amianto, tanto amianto. Probabilmente però tutta questa roba vi era stata abbandonata (leggasi discarica) dopo la cessazione delle attività industriali.
Alla parte opposta del capannone sono accatastati, relativamente in ordine, tavole di legno laminate e parti di piccoli mobili di arredo razionale.
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E ora passiamo a vederci i pezzi che abbiamo trovato all’interno di questo immenso capannone.
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Siamo arrivato dall’altra parte del capannone rispetto al nostro ingresso, usciamo fuori e registriamo altri tre pezzi; ma cosa ancor più importante accertiamo l’esistenza di un ulteriore capannone. Per ora ci concentriamo su questi pezzi esterni.
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Andiamo verso il nuovo capannone; entriamo infilandoci in un buco realizzato per asportazione di tutta una serie di blocchetti di cemento; sorpresa!!!!! Dentro sono accatastati tutta una serie di natanti: barche, motoscafi, yacht; tutti più o meno, al momento del loro abbandono, in costruzione.
Visto che sono certe le notizie circa il fatto che in questo sito vivesse in origine una rigogliosa industria di filati, in base ai nostri ritrovamenti, è lecito pensare che successivamente alla chiusura dello stabilimento, fosse stata messa in opera, quanto meno si tentò, una nuova fabbrica di barche e affini. Resta il fatto che anche quest’ultima attività fallisse miseramente. Entriamo in silenzio e guardiamoci intorno.
E ora finiamo in bellezza! Abbiamo spesso visto graffiti su carri ferroviari, furgoni; noi la chiamiamo arte viaggiante (in proposito sul progetto “FotografiaErrante” esiste una rubrica con tale nome). Ma mai avevamo visto un graffito su un natante. Ecco colmata la lacuna!