Il murale al giorno di oggi ci riporta alle origini della muralistica, a Diego Rivera che rivisitò l’arte primordiale, il graffito, in chiave moderna per farne uno strumento di protesta e di sensibilizzazione di colui che si avventura per strada.
Su questa linea, il (per noi) misterioso Sirante, ha provveduto a manipolare magistralmente un’opera fiamminga del 1435, dipinta da Van der Weiden e ora custodita al Prado di Madrid.
Si tratta della famosa “Deposizione” sulla quale Sirante ha provveduto a sostituire il volto del Cristo morto con quello tumefatto di Stefano Cucchi. Di questo sfortunato ragazzo, vittima della violenza gratuita del potere, dopo dieci lunghi anni fatti di silenzi, depistaggi, falsità, ormai sappiamo tutto; conosciamo per filo e per segno il calvario percorso dalla sua famiglia per giungere alla verità. E ora che la verità è stata acclarata, manca solo che giustizia sia fatta. Nel frattempo il povero Stefano può essere deposto da quella brutta croce che gli era stata affibbiata; ha diritto di riposare in pace, dentro le nostre anime.
Ecco, quello di Sirante, lo possiamo definire un gesto naturale, un saluto a Stefano che ora può riposare in pace e allo stesso tempo un ringraziamento alla sua famiglia che con la propria caparbia volontà di difendere la memoria del giovane Stefano, ha dato speranza agli ultimi di poter vedere riconosciuti i propri diritti.
Ecco il pezzo che, la scorsa settimana, Sirante ha esposto a Torpignattara, in via Natale Palli, proteggendolo con una barocca cornice di legno.
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Ora entriamo nel cuore del pezzo con due immagini ravvicinate.
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