Con le ultime tre puntate presentate sul luogo abbandonato da noi visitato di recente (ricordate Robof, La Franz, Swen e Bons?), pensavamo di aver esaurito una volta per tutte gli argomenti da trattare in merito. Invece, a distanza di pochissimo tempo, siamo dovuti ritornare sui nostri passi perché abbiamo saputo che un famoso street artist spagnolo era entrato per lasciare il segno della propria arte. A fare gli onori di casa è stata la ormai nostra vecchia conoscenza, La Franz. Vediamo cosa hanno realizzato.
ed ecco anche, chicca, la sigla della Crew di appartenenza di Koctel
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A questo punto avremmo potuto anche tornare sui nostri passi, uscire dal sito e tornarcene a casa. Ma, riflettendo, abbiamo ritenuto invece importante restare e rivisitare, con calma, questa immensa fabbrica abbandonata. Visto che ormai conoscevamo tutti i pezzi colà custoditi, abbiamo pensato che un nuovo giro ci avrebbe consentito di vedere, con occhio più riflessivo e critico, le architetture anni sessanta, i muri scrostati, i colori del tempo, la lenta ma costante ripresa di possesso del luogo da parte della natura; insomma una nuova visita ci avrebbe sicuramente permesso di uscire di lì con un bagaglio di conoscenza molto più grande di quando siamo entrati.
Il primo appuntamento lo avevamo con quel trittico che si era talmente saldato nel muro su cui era stato realizzato da diventarne un tutt’uno, complice anche il sopraggiunto prepotente intervento del fattore umidità.
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Eco poi una carrellata di alcuni pezzi, già visti nel corso della precedente visita, fortemente inseriti nell’ambiente che li custodisce
Ecco ora un suggestivo scorcio di un’area esterna dove campeggia quell’esercizio calligrafico
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i pezzi di Robof, Bons e Swen visti da due angolazioni opposte
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Ed ora, una per tutte, una immagine di un viale di questo ex borgo industriale
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E buon ultimo, il visitatore misterioso che praticamente sempre ci accompagna nel nostro girovagare