Questa sera ce ne andiamo a zonzo per le vie dell’undicesimo quartiere istituzionale di Roma, il Portuense. Situato nella zona ovest della Capitale, questa immenso territorio è molto importante per la storia degli albori della Città Eterna. Situato proprio a ridosso di quello che fu il quadrilatero delimitato dall’aratro di Romolo, venne scelto come il polmone produttivo delle risorse agricole della nuova città; era vicino al mare e quindi il clima più mite ne rendeva le terre molto fertili e al contempo la sua leggera sopraelevazione faceva sì che i terreni non fossero impaludati come quelli a ridosso del Tevere. Questa zona era poi già abitata da un’altra popolazione, o quanto meno era territorio di incontro con altra civiltà arcaica della zona, quella dei Veienti, dalla quale i romani assorbirono a piene mani divinità e cultura agricola.
Nelle strade del Portuense, vedremo poi nel dettaglio, ha trovato esecuzione di recente un “Laboratorio artistico” organizzato da Dominio Pubblico. E’ stato chiesto a sei street artist, ai quali sono state preventivamente assegnate tre zone storiche del quartiere, Marconi a Diamond e Solo, Trullo a Yest e Er Pinto, Corviale a Alessandra Carloni e Gojo, di realizzare altrettanti opere da trasferire di manifesti che sarebbero stati esposti nei normali spazi dedicati alle affissioni pubbliche che si trovano nelle strade del quartiere.
Due parole su Dominio Pubblico: un progetto di formazione rivolto a giovani che vogliano sperimentarsi in un percorso da spettatori attivi finalizzato alla produzione, promozione e organizzazione di un festival multidisciplinare, ai quali è stato dedicato un abbonamento particolare per assistere a tanti spettacoli teatrali sotto l’egida del famoso Teatro India.
Iniziamo ora la nostra faticosa ricerca dei pezzi che si sono mimetizzati alla grande con i manifesti che pubblicizzano le iniziative per il prossimo capodanno o che consigliano i romani come spendere più facilmente le loro tredicesime. Non diremo dove si trovano di preciso questi poster, ma se iniziate dal Nuovo Sacher e poi imboccate viale Trastevere da via Induno e arrivate fino alla Colombo percorrendo viale Marconi, ne troverete a bizzeffe!
Prima zona, “Marconi” artisti interessati Diamond e Solo; il primo ha rappresentato i cavalli di Cesare che si lasciarono morire di fame; Solo ha realizzato uno splendido Calimero, quel pulcino che non era nero, ma era solo sporco, in memoria di una delle prime industrie nate a Roma, a ridosso delle mura Aureliane, quindi nel quartiere Portuense, la Mira Lanza, fabbrica tuttora visibile, in tutta la sua maestosità anche se abbandonata da decenni e decenni e ormai riconquistata dalla natura e dal degrado (di fianco al teatro India)
Diamond Solo
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Ed eccoci a Yest e Er Pinto, che formano l’affiatatissimo duo artistico Point Eyes, raffinata espressione dell’arte attraverso l’immagine e la parola. Loro sono rappresentanti della zona più storica, riferendoci al periodo subito prima e dopo la seconda guerra mondiale, il Trullo.
l primo pezzo, uno “street poetry” prende ispirazione dal Carmen Arvale, frammento lirico del canto liturgico dei Fratres Arvales, un antico collegio sacerdotale romano. Questa preghiera era formulata dai fratelli arvali di Romolo, 11 da lui scelti, secondo una meno nota leggenda sulle origini di Roma, che avevano il compito, con le loro preghiere, di ingraziarsi i favori delle divinità arcaiche al fine di rendere fertili i territori agricoli. Per la cronaca, si ritiene che il Tempio degli Arvali, dove fra l’altro si venerava la dea Dia si trovasse nella zona fra il Trullo e la Magliana. Su questi versi latini Er Pinto ha sovrapposto con tratto graffiato il suo messaggio poetico
Il secondo pezzo dei Point Eyes ci mostra la musa dell’arte e della poesia che guardando la torre Righetti (ricordate Uccellacci e Uccellini, la famosa scena girata a Monte Cucco?) offre i suoi seni (concede l’ispirazione artistica) agli artisti del quartiere “culla dove la musa dono i suoi seni”. L’immagine riprodotta è un chiaro riconoscimento del valore artistico di uno dei più grandi pittori vissuto a cavallo dei secoli XIX e XX, Alfons Mucha, uno dei massimi rappresentanti dell’”Art Nouveau”
l’esposizione in viale Marconi
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Terza e ultima zona del Portuense, Corviale, è stata assegnata a due padrini di prim’ordine, Alessandra Carloni e Gojo; ecco i loro pezzi
Nel realizzare il suo pezzo Alessandra si è ispirata a “Eclissi di periferia” canzone di Max Gazzè che parla di Corviale.
Marte Silvano visto da Gojo, dio protettore della campagna in genere e se scendiamo nei particolari, della proprietà agricola, dei boschi, del bestiame. Le leggende protoromane dicono abitasse le grotte naturali che si trovano nei contrafforti di Monte Cucco e Monte delle Piche, ai confini, molto imprecisi, fra la Roma nascente e Veio.
Dai romani era rappresentato come un uomo adulto, nudo, primitivo, coperto di una pelle di fiera, incoronato con una corona di pino o di spighe di grano, con una clava od un falcetto ed il cane appresso. Dagli etruschi era rappresentato come un giovane imberbe, nudo, con un torque (collare) al collo; era coperto da una pelle di fiera, con un bastone in mano ed accompagnato dal suo fedele cane.
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E ora, come di consueto ecco alcuni scatti in libertà