Ritorniamo eccezionalmente. dopo oltre un anno, in quell’immenso sito abbandonato, ormai conosciuto da tutti come “l’edificio Fleming”
scorcio del sito
Per la storia di questa fabbrica inaugurata da Fleming in persona nel 1950, dove si produceva Penicillina per tutta Europa, compresi i paesi “Oltre Cortina” (siamo in piena guerra fredda) e lo smisurato catalogo dei pezzi di street art ivi custoditi, si rimanda ai 23 articoli precedenti pubblicati in questo progetto culturale.
Ci siamo tornati “eccezionalmente” perché di street art in questo luogo non si può più parlare; diciamola meglio, la street art in questo specifico caso ha fallito. Non è riuscita a concentrare su questo sito l’interesse della collettività che avrebbe dovuto iniziare a porsi delle domande e possibilmente a proporre delle soluzioni; invece niente, tutti hanno infilato la testa nella sabbia, proprio come fa lo struzzo.
E non parliamo dei gravi episodi scabrosi e violenti che si sono verificati nel tempo; vogliamo riferirci a quello che è ora questo sito; qui vivono, in condizioni di estremo degrado, un numero imprecisato (noi riteniamo di gran lunga superiore a duecento) di persone che non esistono, o meglio, che noi facciamo finta di non vedere. Sono quei migranti di serie B, di pelle nera, “sans papier” (sembra infatti non abbiano nemmeno i documenti), cui non è riconosciuto nessun diritto, nemmeno quello di esistere; infatti se ne stanno rintanati in questo luogo senza praticamente uscire mai.
Le loro condizioni di vita sono estreme, ricoveri di fortuna tra le macerie, piccoli fuochi improvvisati per cucinarsi chissà cosa, nemmeno brande, solo mucchi di stracci o di cartone come giacigli.
Tutt’intorno il degrado che dire assoluto appare proprio riduttivo: rifiuti di ogni genere accumulati in maniera stratigrafica come nei migliori siti archeologici, acqua solo piovana, deiezioni umane sparse dappertutto a scacchiera con le quali devi fare i conti ad ogni passo.
Un ultimo tentativo, provocatorio, ha cercato di farlo ieri Alessia Babrow, andando coraggiosamente in questo sito a urlare a Roma che qui c’è una realtà con la quale bisogna fare i conti; e lo ha fatto portando, anzi sparando, colore e facendo risuonare messaggi di attenzione e di bellezza.
Mentre noi restiamo in attesa che un Basaglia del terzo millennio riesca a rompere le catene dell’omertà e costringa il sistema a dare dignità a chi oggi non ne ha.
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