Prima di andarcene in vacanza diamo un’ultima occhiata ai pezzi nuovi trovati in questo meraviglioso avamposto di archeologia industriale, dove la parola archeologia stride con l’aspetto del sito. Stando all’interno di quegli immensi saloni , in qualsiasi piano ci si trovi, si avvertono all’unisono luminosità e freschezza; le colonne della struttura in cemento armato sono incontaminate e di un grigio brillante; in giro ci sono pochissimi rifiuti e sembra addirittura che qualcuno sia passato di recente a dare una spolverata. Più che in una struttura abbandonata sembra di trovarsi dentro un edificio in costruzione. Solo nell’interrato sono notevoli le tracce di umidità e poi, qua e là, ogni tanto, appaiono pezzi dell’immenso mulino che serpeggia, come un onnipresente apparato vascolare, all’interno di tutto l’edificio.
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Ecco ora una carrellata sui pezzi di writing apparsi dopo la nostra precedente visita
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In una piccola dependance, che probabilmente serviva da magazzino o da officina di riparazione e manutenzione dei macchinari tra immensi cumuli di rifiuti, ecco un paio di pezzi molto datati che risalgono probabilmente a più di dieci anni fa
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Veniamo ora due pezzi, uno già passato tra le maglie di FotografiaErrante ma che riproponiamo volentieri, una gioiosa mucca realizzata da Gojo
il pezzo di Gojo
il secondo, un pezzo classico a quattro mani di Tadh e Selet che già abbiamo avuto l’occasione di registrare in altri luoghi della città
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E questo è il pezzo che abbiamo trovato per ultimo, quando scese tutte le scale, ci siamo ritrovati nell’interrato grigio e umido e, all’improvviso, siamo stati investiti da questa valanga di colore: la sinuosa, esotica, prosperosa e sensuale donna di Hos!
il pezzo di Hos
l’ambiente espositivo