Iniziamo oggi un nuovo viaggio attraverso il mondo del dimenticato dalla nostra società, opulenta e ricca di contraddizioni. Sembra che si faccia a gara per dimenticare tutto ciò che dovrebbe trovare ricovero nella nostra memoria: i ricordi atavici che hanno permesso ad un popolo di trasmettere da una generazione all’altra tradizioni, idee, principalmente storia e che ne hanno fatto la punta di diamante della conoscenza umana. Siamo andati in un piccolo borgo padronale, ovviamente abbandonato all’incuria, dell’immenso agro romano (ricordiamo che Roma, oltre ad essere la città più bella e più carica di storia del mondo, è ilo comune agricolo più vasto d’Italia). Lì oltre alla residenza dei ricconi del tempo, e ne vedremo le tracce in una parte delle immagini che presenteremo questa sera, c’è una chiesetta, accessibile solo da fuori recinto; ciò significa che ad essa, oltre ai “Padroni”, vi eccedevano anche i fattori sperduti nella campagna circostante, dove, oltre ad aver servito e sudato le fatidiche sette camicie per sei giorni a favore del padrone, la domenica si recavano a messa e lì il prete ricordava loro, qualora avessero nel frattempo avuto qualche dubbio, che il loro ruolo fosse quello di essere schiavi e che fosse giusto così perché era scritto nelle sacre scritture. Nobili e re, non dimentichiamolo, si diventava per volere divino!
Veniamo ora alla chiesetta. Un piccolo spettacolo architettonico, forse, a pensiero di noi ignoranti, risalente al diciassettesimo secolo. Colonne fatte si mattoni fini, piccole volte a crociera, una minuscola canonica ad essa associata, composta di una sacrestia, un privée, con sopra un piccolo appartamento del prevosto con tanto di camino.
Premesso che il luogo è divenuto una immensa discarica: arredi di ufficio, scrivanie, mobili di arredo di ogni tipo, video, polistirolo espanso, addirittura eternit a iosa; il tutto dello spessore assurdo, abbiamo calcolato oltre un metro. E di tutto questo ne è anche pieno il sito posto al di sotto del pavimento della chiesetta, attraverso il quale si accede attraverso due botole e una volta reclutato a contenere le ossa dei popolani precedentemente seppelliti nel terreno retrostante la chiesa stessa,
Ciò premesso, alcuni giorni fa, all’interno di quella chiesa, sembra esserci accesa una nuova luce, provocatoria, che vuole richiamare l’attenzione del popolo che pensa solo al dio denaro sull’ipotesi che esistano anche la storia e le tradizioni; 0707 l’ha occupata per un paio di giorni e vi ha portato nuova vita; noi abbiamo avuto, l’onore di scompagnarlo in questa nuova avventura!
Il nostro arrivo
una sbirciatina da fuori
0707 al lavoro
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Lasciamo l’artista in tutta tranquillità ad accudire la sua opera; noi nel frattempo dedichiamo la nostra attenzione al sito, veramente intrigante!
la scala di accesso all’alloggio del prevosto e il suo soggiorno
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la casa padronale
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Dopo questa rapida escursione alla scoperta del luogo che ci ospita torniamo in silenzio nella chiesetta dove 0707 sta realizzando al sua opera, lo troviamo intento a scegliere le sfumature di grigio da usare in quel momento
Seguiamolo ora mentre è intento al suo lavoro:
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Infine!
ecco il pezzo finito!
la firma
l’ambiente
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Casualmente, in un angolo, c’era un’anta di armadio completa di specchio (chissà quale storia l’ha portata lì)
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Si sta facendo sera, è ora di andare via. Uno sguardo malinconico a quel pezzo che porteremo con noi, in un angolo della nostra anima!