Un murale al giorno (toglie la malinconia di torno) /237

Questa sera entriamo in fabbrica, in una di quelle disseminate nella periferia romana ed abbandonate da lungo tempo. La natura se ne sta lentamente impossessando, al suo interno, la ruggine la fa da padrona ed il  suo colore si sposa bene con le rigogliose piante di ricino che nascono qua e là nei locali situati al pianterreno. Per entrare ci si insinua in uno stretto passaggio fra rovi e cumuli di immondizia abbandonati mentre tutto intorno aleggia il cupo rombo di sottofondo del traffico automobilistico incessante che ti accompagna per tutto il tempo che vaghi all’interno dei locali; ogni tanto poi, ad intervalli abbastanza regolari, avverti un acuto dovuto al rapido passaggio di un treno. Fra queste mura veramente fatiscenti che a volte sembra debbano caderti addosso ad ogni passo che fai, l’attento osservatore scorge le tracce di graffiti d’altri tempi, anche firme importanti per l’epoca in cui sono stati realizzati e che ora quasi nessuno, se non i più accorti e colti, ri”conosce”. Ultimamente poi, con la tardiva caduta delle foglie, sono apparsi, come per magia, pezzi nascosti, consunti dal tempo ma sempre attuali e portatori di una immensa carica emozionale.

Tra queste mura sta entrando discretamente il movimento artistico contemporaneo, vi abbiamo trovato infatti MK che stava realizzando un murale:

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l’opera

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particolari

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