Oggi 2 maggio abbiamo visitato un “luogo da paura“, come dice il nostro amico Oscar. Uno di quei luoghi frutto della più sconsiderata speculazione edilizia cui la nostra povera città di Roma è sottoposta incessantemente. L’edificio visitato oggi si trova in una delle zone più belle della media periferia romana, realizzato in cemento, alluminio e vetro, spicca per la sua maestosità, lo si vede da lontano. Ma quando ti avvicini ti rendi conto della realtà; il complesso non è mai stato terminato, da fuori sembra completo ma quando ti avvicini hai la possibilità di accedervi comodamente, non ci sono ostacoli, i varchi sono aperti, le porte in vetro divelte ed abbandonate a terra, completamente distrutte. Una volta entrati evidente è lo stridio fra ciò che è e ciò che non è; mancano i pavimenti e si cammina in una nuvola di polvere, ma nei soffitti perfettamente montati sono incastonate le ventole di aerazione e gli ugelli dell’impianto antincendio, le scale mobili sono regolarmente montate ma prive dei gradini, le scale invece sono perfettamente agibili realizzate in granito anche se molti gradini sono già mancanti di parti. Mancano gli ascensori ma le porte dei vani di accesso ad essi sono presenti ed in molti casi divelte; le colonne portanti della struttura, cilindriche e snelle, in cemento grezzo, slanciate a sostenere un soffitto spiovente sembrano tanti guardiani che controllano il sinistro luogo.
Ma all’improvviso ecco comparire il motivo per cui ci siamo avventurati in questo “luogo da paura“: esso è stato eletto ad atelier da alcuni street artist romani che vi si rifugiano per dare libero sfogo alla loro vena creativa, senza condizionamenti, senza fini reconditi. Il tutto alla faccia di chi vuole codificare il mondo della street art. Premesso che nel sito sono presenti altre opere minori, questa sera vi presentiamo tre murales, uno di Mr. Klevra e due di Jerico.
l’opera di Mr. Klevra
due particolari
prima opera di Jerico
seconda opera di Jerico
vista da vicino
Ed ora una piccola selezione di scatti che inserisce le opere nell’ambiente: