Stasera 18 gennaio parliamo di uno street artist che già è passato attraverso le maglie di “FotografiaErrante” in occasione della presentazione dell’evento “Colla” e con il murale al giorno numero 49 del 16 settembre 2014. Oggi è apparso a Roma una sua altra opera/poster che si intitola “Gimme one more life” (Dammi un’altra vita) che qui vi presentiamo.
L’artista è Adr; nel corso del 2014, ha partecipato sia a festival di cultura indipendente, come #Colla (dedicato alla sticker art e poster art e organizzato da Andy Green) o al Crack! Fumetti dirompenti 2014 al Forte Prenestino (con il progetto Rivoluzione animata) sia a progetti curatoriali come CONVIVIO per Nuda Proprietà a Rialto Sant’Ambrogio.
Parallelamente svolge un’attività autonoma per le strade, i vicoli, le nicchie della Città eterna.Una parte della ricerca perseguita da Adr consiste in una rielaborazione attualizzata di alcuni soggetti e raffigurazioni dalla Storia dell’Arte. La conseguente area di ispirazione si inquadra in un vasto periodo che va dal Rinascimento al Manierismo fino al Barocco.
Come già detto opera/poster che presentiamo stasera si intitola GIMME ONE MORE LIFE (Dammi un’altra vita).
Un’ironica ma veritiera riflessione sulla dipendenza dagli smartphone ai giorni nostri.
Il Bacchino malato (1593-1594) di Caravaggio impugna al posto del consueto grappolo d’uva un i-phone di ultima generazione, sul cui schermo compare il logo di Candy Crush Saga, il più popolare tra i giochi per smartphone e Facebook. All’interno del gioco infatti, al momento del termine delle vite predefinite, invece di attendere forzatamente un determinato lasso di tempo per continuare, per l’utente è possibile acquistarne una nuova vita per soddisfare il proprio impellente e morboso attaccamento.
Che possa invece essere plausibIle, contemplabile anche lontanamente immaginabile un’interpretazione completamente differente dell’opera?
Che lo sguardo del bacchino malato ed i suoi occhi sofferenti rimandino invece ad una richiesta d’aiuto nei confronti dello spettatore fino anche ad una volontà di redenzione da quella sudditanza tecnologica di vita e di gioco, percepita come troppo pesante, come suggerirebbe velatamente il titolo Dammi un’altra vita?
Ai poster l’ardua sentenza.
*Analisi critica e culturale dell’opera curata da Tiziano Tancredi, studente di Storia dell’Arte Contemporanea presso l’università “La Sapienza”, redattore di testi critici di alcune mostre.
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