L’inverno scorso, mentre passeggiavo per le strade di Trastevere, storico rione di Roma, l’unico al di là del Tevere, insieme a quello, di recente istituzione e che risponde al nome di Prati, passando in via Natale del Grande, ho rivisto il vecchio cinema America dove da ragazzo, invece di spegnermi stravaccato su un divano a vedere la televisione, con gli amici andavamo a vedere i buoni grandi film degli anni ’70. L’ingresso era coperto da un lungo tavolato, di quelli che servono a coprire i lavori in corso negli edifici. Ma quel tavolato aveva un aspetto particolare che fra poco vi dirò!
Il 13 novembre del 2012 un gruppo di ragazzi occupa il cinema America, uno spazio abbandonato da 14 anni al degrado, con il tetto che fa acqua da tutte le parti, la sala proiezioni distrutta ed i fili elettrici penzoloni, per sottrarlo alla peggiore delle speculazioni che vorrebbe abbatterlo e realizzare al suo posto appartamenti (monolocali) di lusso e due piani di parcheggio sotterraneo. La nuova proprietà che aveva acquisito i locali pretende lo sgombero immediato per dar luogo alla propria becera speculazione palazzinara.
Di contro i giovani occupanti, coinvolgendo la gente del rione Trastevere raccolgono le firme da sottoporre ai Beni Culturali affinché lo stabile sia dichiarato di interesse culturale per il suo valore socio-antropologico così che venisse posto sullo stabile un vincolo che ne impedisca la demolizione.
Parallelamente alla raccolta firme, nel corso dell’assemblea pubblica viene presentato il progetto di restauro dell’architetta Cristiana Mampaso trattato nella sua tesi di laurea e sostenuto da uno dei massimi esponenti nel campo, Giovanni Carbonara. Si realizza un sistema tramite il quale con una donazione di 10 euro si diventa azionisti azionisti.
Il successo della sottoscrizione permette di eseguire i lavori di impermeabilizzazione del tetto, di creare una sala studio con bar e wi-fi gratuito. Ci sono quindi tutti i presupposti per far sì che il cinema non diventi preda della famigerata speculazione palazzinara nostrana e divenga stabilmente un grande centro di aggregazione sociale per il quartiere già aggredito dalla movida notturna e dalla cultura pseudointellettual-straniera; a coronamento di tutto arriva poi il Ministero dei Beni Culturali con la richiesta di vincolo di interesse storico-artistico sull’edificio. Invece la mattina del 3 settembre di quest’anno, a seguito dell’ordinanza di sequestro giudiziario preventivo, camionette della polizia e della Guardia di Finanza procedono allo sgombero del cinema, al cui interno c’è una sola persona.
Durante l’occupazione, a dare il suo prezioso aiuto, dal punto di vista estetico, arriva Paolo Colasanti “Gojo” che realizza su tutto il tavolato di recinzione del cinema la mirabile opera monocromatica “Hic sunt leones”.
Gojo , attivo come writing dal 1995 si avvicina alla street art figurativa nel 2002. La sua evoluzione pittorica è rapidissima, dai primi disegni semplici dal punto di vista compositivo evolve verso uno stile personalissimo che tende all’esagerazione e all’eleganza , aspetti tipici dell’arte barocca. Vi presentiamo qui alcuni particolari dell’opera di Gojo e siamo orgogliosi di essere i custodi della sua memoria. Buona visione!
parte dell’opera “Hic Sunt Leones”