Nicola Alessandrini (in arte Nic) è da anni attivo nell’underground artistico nazionale. Ha realizzato, alcuni mesi fa, un murale (ahimè oggi purtroppo cancellato con una mano di vernice) a quattro mani insieme a Gio Pistone sulle pareti della -1 Art Gallery alla Casa dell’Architettura di Roma. Nell’opera era rappresentato il luogo posto ai confini del mondo un tempo conosciuto, dove i cartografi dell’antichità relegavano l’immaginario collettivo (“Hic sunt leones”). Nelle sue opere, come rivela anche questa presente al Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz, son rappresentate fiere, se così possiamo definirle, dalle sembianze mezze umane e mezze animalesche, che sembrano essere state concepite per allontanare tutto ciò di cui aver paura.
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Il nome Cancelletto deriva dal simbolo #. Al momento della scelta l’artista voleva che fosse un simbolo od un’immagine ad identificarlo, non un nome verbale. Le sue opere, di cui qui vediamo quella presente al MAAM, sono visibili principalmente a Roma, nei quartieri della zona Est, principalmente al Pigneto e a S.Lorenzo. Lo scorso anno ha avuto a sua disposizione le pareti della galleria “Laszlo Biro” di via Braccio da Montone al Pigneto e vi ha realizzato un imponente acquario, dove su fondo nero nuotavano allegramente meravigliosi pesci variopinti con sgargianti colori.
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Qiu sotto un particolare dell’opera realizzata da Hitnes al MAAM. L’artista è reduce da alcune personali esposizioni in gallerie di tutto il mondo, da Adelaide a Chio, a Pisa, a Viterbo. Predilige l’attività scenografica nel cinema.
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Nella stanza dei giochi (ludoteca di Metropoliz), sulla parete opposta al grande muro di Alice Pasquini, in quella specie di teca di vetro che la dovrebbe contenere (ma purtroppo n on ci riesce, tant’è che il blob verde ne fuoriesce e scivola per terra fino a raggiungere la scala che scende alla sala delle assemblee) c’è la stanza di Veronica:
“All’interno di questa grande macchia, che sgocciola sulle scale, una infinità di tondi colorati, zebrati, cangianti, maculati, picchettati, come il mantello di Arlecchino descritto da Michel Serres, mondi che rimandano ad altri mondi, più piccoli o solo più lontani, la cui visione non sappiamo se ci sia resa possibile per il tramite di un microscopio a di un telescopio” (Giorgio de Finis). Qui vediamo un grazioso particolare dell’opera:
Veronica Montanino, attiva da oltre un decennio, predilige le pitture acriliche su ogni supporto: tela, pvc, plexiglas. I suoi principali interventi sono stati attuati al Palazzo dei Capitani di Ascoli Piceno e su mobili e pareti del Collicola Caffè all’interno del Museo di Arti Visive Carandente di Spoleto.
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Tiziana Cera Rosco è una poetessa e al contempo una artista visiva di grande valore nazionale ed internazionale. E’ nata a Milano nel 1973 ed è cresciuta in Abruzzo, nel parco nazionale. Sua grande passione è la fotografia, ma non il semplice scatto. Le sue foto,dopo la stampa a carbone, sono sapientemente lavorate con oli, resine, bitume, solventi così da creare uno strato, un velo appunto, ma un velo pieno di crepe che insidiano l’immagine ferendola e non consegnandola completamente (ogni riproduzione di opera è fatta a mano e quindi non c’è mai un’opera uguale ad un’altra anche se provengono dalla stessa immagine). Questa opera è stata esposta al Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz in occasione dell’evento inaugurativo del museo stesso avvenuta il 5 ottobre del 2013.
L’ha ribloggato su vitaliquida.